lunedì 28 febbraio 2011

27 Febbraio quarantaseiesimo giorno



Congiunzione geografica degli oceani indiano ed atlantico a Cape Agulhas
Cerco una cosa...non la trovo. Rovisto meglio, c'e' da tirar fuori dallo zaino le solite trecento cose...
Vado giu' per Montagu perche' voglio fare la famosa Route 62, il parco naturale appena sotto e gli sterrati per Cape Agulhas e mentre vado penso a cosa scrivere ora, a che transafricana e' stata dunque mille cose si sovrappongono fino addirittura a perdermi in lunghissimi pensieri  su Cuba e l'oriente in cui mi scaldo tutto pensando ad uno qualsiasi che dice una roba di propaganda contro Castro.
Troppe cose e poi questa cosa c'entra ?
Invece c'entra.
Quando Guevara scrisse a Fidel dicendo "altre terre reclamano i miei modesti sforzi" aveva gia organizzato la spedizione in Congo dalla quale si smarco' circa un anno dopo scrivendo le pagine de "l'anno in cui non siamo stati da nessuna parte" nelle quali delinea il comportamento dei guerriglieri congolesi poco avvezzi al sacrificio, disertori, assolutamente incosapevoli dell'importanza della guerriglia.
La forza devastante di milioni di africani, prevalentemente giovani, bloccata immobilizzata resa sterile dagli interessi delle religioni, dall'ignoranza, dall'opportunismo, dall'analfabetismo, dalla non circolazione delle informazioni dalla divisione in mille fazioni fomentata dal dittatore di turno e finanziata dalle armi degli occidentali che si assicurano chi i diamanti chi il petrolio chi qualsiasi altra risorsa.
Chi passa in mezzo all'Africa vede la moltitudine di persone e vede le loro condizioni.
Certo se si parla di informazione qualche problema c'e' anche da noi ad esempio su cio' che viene detto per evitare che la gente viaggi e si muova..basta dare una occhiata al sito della farnesina o magari fare un confronto veloce con quello del ministero degli esteri svizzero.
E' stata la transafricana dell'acqua che manca e delle terre lavorate con l'aratro e la zappa.
Di certo e' stata la transafricana del magrheb in fiamme, dell'Algeria della Tunisia dell'Egitto e della Libia..dei paesi che si affacciano sul mediterraneo e che piu' risentono dell'influenza geografica europea ma anche della moltitudine dei loro emigranti che assorbono il nostro liberismo. Della loro nuova consapevolezza.
E' stata anche la transafricana di Khaled di Salhe' di Yoyo di Flavio di Sergio di Eros con i quali abbiamo e stiamo ancora condividendo qualcosa, delle frontiere da passare degli alberghi da trovare la sera stanchi, dell'orecchio vicino al motore e l'occhio al livello dell'olio, la transafricana di chi ci ha pensato tutti i giorni e di chi ci ha dato qualcosa come protezione, la transafricana di chi ha recitato per noi scalzando per sempre il dio della colpa e del castigo.
Per noi e' stata anche la transafricana degli scampati pericoli visti i tempi con i quali i tumulti si sono concretizzati..solo la Tunisia ci toglie qualcosa impedendoci di raggiungere Cape Blanc ma cio' che la Tunisia ci nega e' storia siano ottanta chilometri o un latitante..e nei motivi di oggi ci sono i contenuti di ieri.
Con il trascorrere dei giorni siamo doverosamente passati dalla parte teorica e di preparazione a quella sul campo e questo raid ha mostrato la sua forza (la liberta') e la sua debolezza (la programmazione) cosi come abbiamo potuto misurare la forza ed i limiti di un gruppo.
Riguardo ai mezzi possiamo constatare la bonta' delle nostre scelte e se , nel mio caso, io sia piu' avvezzo a baciare le donne che non fanali di Moto e' pur vero che oggi il mio pensiero va ai tecnici, ai progettisti ed agli operai giapponesi che con la loro professionalita' ed il loro amore per il lavoro hanno prodotto motori che motorano, cambi che cambiano, volanti che volano, ruote che ruotano. Fino ad oggi, fino a  Cape Agulhas.
Per cio' che riguarda noi tre concedeteci di dire che siamo passati in Africa come "a mille ce ne", cavalieri senza armatura non abbiamo calpestato formicai ne' tagliato alveari ..abbiamo preso con gli occhi e dove la nostra sensibilita' e la nostra cultura ce lo hanno permesso, abbiamo dato.
Il blog e' stato incredibile  per seguito e per qualita' dimostrando la simpatia e lo spessore delle persone che ne hanno fatto la breve storia con i loro commenti e ,nel mio caso, dimostrando come le scuole medie ancora mi rincorrano per sistemare ortografia e punteggiatura..ma il blog e' stato cio' che ci ha consentito di condividere la nostra felicita'.
...rovescio tutto come al solito cosi se vedo poi trovo le cose..ecco il biglettino.."buon viaggio zio Giovanni" e un bel cuore come quelli del blog...(poi credo dietro ci siano anche tre bare..ma simpatiche !)
Francesco ricordati che niente e' impossibile.
Partiti da Tunisi il 13 gennaio dell'anno duemilaundici raggiungiamo Cape Agulhas dopo quarantasei giorni e quindicimilatrecentoventitre Km.

Black Way - Transafrica Raid

Il cartello dell'Agulhas con il marchio di Black Way

domenica 27 febbraio 2011

26 Febbraio quarantacinquesimo giorno

North Cape, le viti
Passo da Sergio che iei sera ad un certo punto non si e' capito piu' niente e dire "mischiare" e' un eufemismo..bottiglie di qua e di la..c'era una bella atmosfera. Ma avevo appuntamento con Sergio, meno male che anche lui non poteva e di questo mi da conferma stamattina ; tirare pacchi non mi piace.
Da Mercoledi sera saremo tutti e tre da lui alla ONG Scalabrini una bella realta' scevra dai dogmi fastidiosi tipici del cattolicesimo.
Parto tardi e me ne vado in giro, oggi voglio fare i passi verso Tulbagh, che di fatto e' dalla parte opposta di Cape Aghulas, voglio piegare un po' la Moto sulle curve e divertirmi in mezzo alle montagne per farmi l'idea dei dintorni di Cape Town.
E' bella questa zona, i passi non sono alti come i nostri fanno poco piu' di mille metri al massimo pero' non essendo tortuosi si scivola via piu' velocemente anche perche' di traffico poco o niente.
La scena e' tutta per le viti (sono piccole, un metro o poco piu') e per gli alberi da frutta (le mele in prevalenza) cerco qualche sterrato e lo trovo dopo Ceres sulla via per Touws River, sterrati di vere e proprie strade bianche dove la tole bassa e vicina ti chiama il gas per galleggiarci sopra.
Ieri sera Marco, il cognato di Eros, ha compiuto gli anni e si e' beccato in regalo la guida del Sud Africa perche' mi sono ricordato quando sono andato a comprarmi la Lonely di Milano per vedere con che occhi gli altri vedono la mia citta'. Poi Marco ha iniziato a raccontare quanto e' pesato alla sua (nostra) generazione la questione della segregazione razziale, di quanto perfino i suoi insegnati cercavano di dividere.."lasciateli stare quelli, sono come animali" e di come e' stato costretto a sentirsi addosso quello che lui non avrebbe voluto con tutte le conseguenze che cio' poteva portare.
Cristian e Stefano sono arrivati oggi a Cape Agulhas, piu' in la di cosi non si potra'..
Gli sterrati per L'agulhas

sabato 26 febbraio 2011

25 Febbraio quarantaquattresimo giorno

L'ultima segnalazione (da Nord) per Cape Town
Sveglia all'alba..ieri ho visto il primo cartello che indica Cape Town e ora voglio far entrare la citta' nel raid e le dedico questa tappa.
Il deserto che mi ha accolto sul border diventa collina ed iniziano le viti del vino sudafricano che dimostra il sole che ha preso con i suoi 14 gradi a bottiglia.
Giro l'ultimo pezzo di cartina, ci siamo quasi.
Entro a Cape Town intorno alle 15 e sono decisamente contento..contento di questo viaggio e contento della fine di questi ultimi dodici mesi drammatici .
Raggiungo Sergio amico del mio bellafede che gia' a Buenos Aires aveva mediato per trovarmi un contatto.
Devo cambiare i pneumatici e dal meccanico incontro Riccardo ed Eros..dopo (finalmente si sbevazza) sette birre Eros mi invita a casa e ceniamo parlando dell'Italia e del South Africa in una serata alcolica che non termina mai . Imparo qualcosa di questa parte di Africa .
Chiudo a Cape Town dopo 500 Km.

24 Febbraio quarantatreesimo giorno

Molto black in questa way..
Da Keetmanshoop muoviamo verso Seeheim per raggiungere da sopra il fish river canyon ma la C12 e' interrotta ed e' un segno..chiediamo informazioni in un Hotel che sembra quello di Calvaire.. quello che ne esce e' un "il fiume e' straripato".
Arrivati a Grunau Cristian e Stefano decidono di fare una escursione su river ed io decido di proseguire verso il South Africa .
La separazione era nell'aria..negli ultimi giorni era tutto un "sei cambiato".."non mi dici piu' che mi ami".."sei SEMPRE distratto".."non mi porti MAI fuori"..
Bello ridere e scherzare..(se non si e' omofobobi).
Bene, ci vediamo on the road soci !
Da ora la posizione di Cristian e Stefano e' su You Position mentre la mia resta segnalata sul blog.
Strada chiusa o...attento e aggira ?
Chiudo a Kamieskroon dopo 581 Km.


venerdì 25 febbraio 2011

23 Febbraio quarantaduesimo giorno

Entrati in Namibia entro anche in riserva  e mentre giro la valvola del serbatioio passa di corsa un leopardo sulla strada..il mio sguardo e' interrogativo come quello delle mucche che ho di fianco ed il pensiero e' che la Moto si sbrighi a ripartire perche', a piedi, il leopardo e' avvantaggiato.
Nothing to declare .
Chiudiamo a Keetmanshoop dopo 698 Km.
Bene noi, bene le Moto.

22 Febbraio quarantunesimo giorno

Africa e nuvole
Andiamo verso la Namibia in una strada che e' tempestata di rondini che ci girano intorno e migliaia di farfalle bianche e castane che ci sbattono contro i caschi e i motori senza poterle evitare.
Entriamo in Namibia e la questione e' chiara, bianchi asserragliati dietro farm protette da neri armati.
La Namibia si rivelera' solo un trasferimento ed oggi ne abbiamo la conferma "tirando " fino a Gobabis in una strada piatta in mezzo alla campagna incolta.
Le cartine , tutte quelle che abbiamo, sono sbagliate : a Toteng in Botswana la deviazione per la A3 e' della vecchia strada..e' necessario proseguire fino a Sehithwa con la strada che da A3 diventa A35 per poi tornare A3 e ricongiungersi a Kuke.
Gobabis e' un non-luogo, una cittadina tipo nordamericano con un lungo vialone con centri commerciali e banche a dx e sx, abitata da tedeschi e  dove si guida a sinistra all'inglese.
Chiudiamo a Gobabis dopo 627 Km.
Namibia
Bene noi, bene le Moto.

lunedì 21 febbraio 2011

21 Febbraio quarantesimo giorno



Ci fermiamo negli anni '70 oggi e facciamo un giro in barchetta a motore sul delta dell'Owakango, la giornata parte con un coperto che non disdegnamo perche' la temperatura e' gradevole..sono le 9.30 .
Ci inoltriamo nei canali del delta e ci ritroviamo tra canneti e ninfee con la classica foglia verde su cui si posano uccelli di tutti i tipi cosi leggeri da non farla affondare . Sulle sponde ci sono degli aquilotti dalla testa bianca e , piu' avanti, gli immancabili baboons .
Ci sono gli aironi ed altri uccelli che sembrano arrivare direttamente dalla preistoria, la loro caratteristica e' il collo che fa una gobba verso il basso che con il becco lungo sembrano in piccolo gli enormi volatili di un tempo.
Dopo il pranzo in una radura incontriamo gli Hippo sempre belli tanto quanto vogliosi di violenze brutali sugli uomini che passano di li.
Alle 16.00, girandomi in giro per la barchetta noto i primi segni di disinteresse all'ambiente circostante (sono passate quasi sette ore e il sole, gia da un po', si e' fatto diciamo splendente..) visto che di animali non se ne vedono e i canali del delta si ripetono monotoni..cinque minuti dopo non posso fare a meno di dire.."che due palle !".
La citta' alla lunga diventa monotona e noiosa ma anche la natura puo' fare lo stesso effetto.
Comunque il delta e' bello e siamo stati contenti di vederlo..lo scenario, per chi ci fosse stato, rispecchia quello del Danubio rumeno.


Domani partiamo verso la Namibia..siamo sulla discesa e sono passati quaranta giorni..le barbe si sono allungate, la pelle rimasta in vista si e' scurita, i vestiti si sono consumati.. l'olio uscito per varie ragioni dai motori si e' impastato con la sabbia Sudanese e la terra rossa d'Etiopia seccandosi con il vento caldo delle piste Kenyane tanto da restare nonostante le piogge di Tanzania.
Ne e' passata di strada ma mancano ancora tremila chilometri...

domenica 20 febbraio 2011

20 Febbraio trentanovesimo giorno

Arrivati a Nata scegliamo, per affinita', il Maya lodge e ci ritagliamo una notte di quelle estive a Milano dove una volta che hai aperto tutto e non gira un filo d'aria ti butteresti nella vasca.
Zanze ovunque e sudore e fastidio.
Comunque prima, a cena, e' ancora un incontenibile Stefano che crea in cucina aiutando le sfinite risorse della cassa comune (si si.. stiamo sempre a piangere....).
Ci trasferiamo a Maun che e' il punto di partenza per conoscere il delta dell'Owakango..un fiume che nasce in Angola e diventa un delta (in mezzo al deserto del Botswana) perche' non arriva mai al mare.
A Maun scegliamo il Back to the Bridge Backpackers, un lodge dove una volta entrati ci ritroviamo come in "un mercoledi da leoni" solo senza i costumi della Bears..
L'ambiente e' friendly..very friendly..la grande capanna sostenuta da tronchi d'albero ospita un bancone a giro sul quale conversano mollemente cinquantacinque/sessantacinquenni con bandana e siga+ , nella piscina da tre un poco piu' in la si tuffano vestiti gli stessi personaggi tenendo alta la lattina della birra, il contorno e' tutto una musica ambient inframezzata da Jimy e Bob (ma anche Hells Bells..questa ci sta !) e sorrisi e collanine e piedi nudi sulla sabbia..leggeri movimenti sussultori del tronco...vado..e' il mio ambiente...!
Chiudiamo a Maun (negli anni '70) dopo 315 Km.
Bene noi, bene le Moto.

19 Febbraio trentottesimo giorno



La serata passa con un Cassina scatenato ai fornelli e visto che abbiamo ospiti prepariamo una pasta al sugo all'italiana che non si dica che "ho conosciuto dei reggiani e ho mangiato male"..
Entriamo in Botswana e non ci troviamo ad una frontiera amichevole, ci fanno lavare le suole delle scarpe e i pneumatici per una questione di batteri di animali (in Botswana e' pieno di animali..) poi Cristian deve andare a cambiare i Pula alcuni Km piu' avanti e poi tornare perche' dobbiamo pagare la carbon tax ma non accettano altra valuta che la loro.
Ormai le strade che percorriamo sono frequentate dagli animali  e quando incontriamo l'elefante Stefano e Cristian scendono dalle Moto e si avvicinano a fotografarlo ; questa volta l'elefante e' bello grande e decide di misurare la tenuta sfinterica dei due facendo una mezza carica..la fuga degli italiani soddisfa l'erbivoro che corre a nascondersi dietro ad un albero..(dai pero'...non sei nascosto bene !) .
Il Botswana che stiamo facendo e' una pianura infinita, erba verde chiara tendente al giallo ed alberi qua e la (con nascosti dietro degli elefanti) .
Nelle ultime notti tutti i posti che abbiamo trovato hanno sopra ai letti le zanzariere da tirare giu per la notte..siamo in zone dove la malaria e' endemica e quando non le troviamo tiriamo fuori le nostre portate dall'Italia.
Stiamo rallentando come previsto, arrivare nei posti a meta' pomeriggio ci consente di fare manutenziuone con calma , di trovare quello di cui abbiamo bisogno ancora con la luce e di rilassarci prima di cena.
Questa volta, in Botswana, e' il telefono di Stefano a "prendere" mentre io e Cristian che viaggiamo con Wind siamo oscurati.
Chiudiamo a Nata dopo 376 Km
Bene noi, bene le Moto.

venerdì 18 febbraio 2011

18 Febbraio trentasettesimo giorno



Restiamo sulle cascate, dopo sei giorni e , malcontati, tremila Km ci fermiamo e ci dedichiamo allo Zambesi ed alle sue cascate.
Abbiamo deciso di proseguire il viaggio, ora che abbiamo piu' tempo, verso la Namibia e di imporci tappe forzate solo in caso di necessita'.
Al termine della giornata di ieri siamo entrati in Zimbawe il decimo paese sulla strada per quella citta' in fondo all'Africa.
Ieri sera abbiamo conosciuto Yioyio un ragazzo di Victoria che e' diventato "il nostro" e oggi ci ha accompagnato di qua e di la facendoci da guida.
Yioyio e' un bravo ragazzo, quando ci ha avvicinato ci ha chiesto dei soldi e noi lo abbiamo ignorato ma poi deve aver capito chi aveva di fronte e ha detto che stava insieme a noi "for free".
Alla fine ha guadagnato dieci volte quello che ci aveva chiesto.
Il fronte delle cascate e' di circa un Km diviso in cinque tronconi di varie lunghezze tra Zambia e Zimbawe, il fiume e' profondo piu' di due metri ed il salto misura intorno ai centodieci metri..una potenza spettacolare !
Intorno alle cascate ci sono foreste ed animali, l'elefante attraversa le poche secche per raggiungere le isole dentro il fiume, dentro il fiume ci sono i coccodrilli e gli ippopotami.
L'ippopotamo non e' come la pubblicita' del pippo azzurro e del fluf assorbente, l'ippopotamo e' grosso e si incazza di brutto.. nel pomeriggio prendiamo una chiatta per fare un giro sul fiume e quando lo incontriamo ne misuriamo dimensioni e carattere.
Victoria ha le cascate, il fiume, gli animali, un enorme restcamp con bumgalow (dove ci siamo infilati noi) e tende e persone per bene.
I ragazzi in giro vendono per pochi dollari le ultime banconote coniate dallo Zimbawe..una e' di dieci billioni e ci compri un panino.
Ormai e' tornato il sole, fa caldo e ci si scotta anche..abbiamo passato l'area delle piogge e la sua umidita'.

17 Febbraio trentaseiesimo giorno

Su uno sfondo di spruzzi e nuvole
Lusaka rispecchia la realta' che abbiamo intuito in Zambia, citta' per niente caotica addirittura ordinata e piccola rispetto al bordello delle altre capitali nelle quali siamo passati.
Siamo all'hotel Lusaka, grande brekfast ma doccia fredda..ormai giudichiamo gli alberghi da quello che ci danno la mattina e quello che abbiamo avuto la sera al nostro arrivo.
Oggi facciamo l'ultimo sforzo per portarci a Victoria Falls che e' il centro della discesa ; abbiamo chiesto a Mauro di posticiparci i voli e preciso come un amico sono arrivate le mail con i nuovi biglietti.
Ci prendiamo il nostro tempo.
Quello di oggi e' un trasferimento dentro un paese che ci ha un po' sorpreso per la sua tranquillita' cosi come il bellissimo e placido Sudan.
Attraversiamo questo lungo rettilineo tra due ali d'erba alta e alberi inframezzate da sereni paesini.
Arrivati a Livingstone vediamo in fondo alla strada come del vapore, delle piccole nuvole , salire verso l'alto..sono gli spruzzi delle cascate Victoria talmente potenti da vedersi in lontananza.
Proseguiamo verso la frontiera con lo Zimbawe e decidiamo di vedere le cascate dalla parte dello Zambia dunque entrati nel gate ci troviamo di fronte ad uno spettacolo che riuscire a spiegare con delle parole e' molto difficile.
Il fronte delle cascate e' immenso da non vederne la fine e la faglia, la spaccatura nella pura roccia  che impone allo Zambesi cento metri di salto e' una ferita nella crosta terrestre. La portata d'acqua del fiume e' ciclopica e la potenza con la quale si scarica verso il basso crea un rumore potente e spruzzi d'acqua che risalgono la faglia fino a bagnarci come ci fossimo tuffati.
Siamo in una realta' dove la natura e' pulita, l'acqua di un fiume e' solo l'acqua di un fiume, le foreste non sono tagliate, gli animali "stanno dentro" al loro ambiente..come sono lontane le paure delle contaminazioni biologiche e chimiche, delle scorie radioattive, delle mafie e delle camorre che ci impestano i pascoli e ci costringono a pensare ogni giorno ad un mondo malato.
Trovo un prato ed accendo il telefono di Anna, lascio andare una canzone che aveva registrato..pensiero stupendo.
Chiudiamo a Victoria Falls dopo 578 Km.
Bene noi, bene le Moto.
Victoria Falls

mercoledì 16 febbraio 2011

16 Febbraio trentacinquesimo giorno

Verso Victoria Falls
Doccia calda ? veramente ?
Stiamo cercando di arrivare a Victoria Falls per poi fermarci e rifare il planning dell'ultimo terzo del percorso..abbiamo viaggiato per undicimila Km e dalle cascate rallenteremo un po'.
Ombra
In Zambia non c'e' traffico, una caratteristica questa riscontrata solo in Malawi, e ci accorgiamo subito che c'e' anche meno gente .
I prati sono incolti e c'e' erba alta fino ai bordi della strada dai quali sbucano bambini e capretti, i primi salutano gli altri attraversano rischiando una grigliata prematura.
In Africa non abbiamo visto gli anziani, solo moltitudini di giovani e bambini.
Oggi grande ilarita' alla sosta per il pranzo quando un ragazzo mi chiede se ho famiglia.."no, sono single", risata, risposta "anche io sono singolo ma ho moglie e due figli"..Bono avrebbe sottoscritto.."we are one (two, four, six..ndr) but not the same".
Chiudiamo a Lusaka dopo 574 Km .
Zambia 
Bene noi, bene le Moto.

15 Febbraio trentaquattresimo giorno

Costeggiamo il lago Malawi fino a Muzuzu per poi prendere la strada interna della montagna che ci spingera' ulteriormente ad ovest verso lo Zambia.
Lungo il lago e' una sequenza ininterrotta di piccoli paesi con lunghe tavolate di pesci messi ad esiccare ed all'interno continue coltivazioni dove vediamo solo contadini/e con le zappe e mai macchinari o aratri .
Le donne sono sempre piu' colorate e sempre piu' allenate ai trasporti sulla testa mentre, ormai da qualche giorno, la strada e' diventata quella dell'immaginario africano delle foreste e della macchia sconfinata di verde intenso ed impenetrabile.
La strada
La strada e' sempre piu' il punto di riferimento delle persone, una ricchezza per i paesi che ne vengono lambiti e luogo vero dove tutto arriva e riparte, la strada viene scelta per incontrarsi e poi usata per sedersi, sdraiarsi, appoggiarsi di schiena (quando la massicciata si fa piu' ripida e lo consente) stendere ad asciugare cereali, vendere le proprie merci, aspettare.
Nomi e maglie viste fino ad ora sulla strada : Evra, Van Persie, Maluda, Kanute', Messi, Arshavin, Arsenal, Barcelona, Milan, Chelsea, Manchester United.
Entriamo in Zambia pagando una tassa sulle emissioni.
Chiudiamo a Chipata dopo 626 Km.
Lago Malawi, essicazione del pesce
Bene noi, bene le Moto.

14 Febbraio trentatreesimo giorno

Il clima non cambia, l'umidita' e' altissima anche se oggi il tempo "tiene" ma decidiamo comunque di allungare qualche centinaio di Km e di non rischiare le strade in Zambia almeno fino al confine di Chipata.
Siamo sulla strada dalla mattina presto, mediamente dalle 6.30, e durante la marcia vediamo ogni giorno centinaia di giovani spostarsi verso le scuole e tornare a casa nel pomeriggio ; i piu' piccoli e piu' entusiasti ci salutano vocianti non appena sentono il rumore dei motori e gli altri, tutti, ci salutano con un cenno e ci sorridono..non salutano ogni cosa che si muove sulla strada, salutano noi una volta accorti che siamo diversi.
Ci concediamo di solito due soste durante la mattina, (a parte quelle per le foto che sono dei pit stop numerosi), la prima per una colazione veloce e la seconda anche e ad ogni sosta le persone che ci avvicinano ci chiedono tutte sempre la stessa cosa : da dove venite ? dove andate ? le stesse domande che insieme a Steven ci siamo sentiti fare da Kiev a Vladivostok...
Nei lunghissimi saliscendi delle montagne continuiamo ad incontrare ragazzi con altissimi accrocchi sulle biciclette fatti per ospitare fascine o legname e li vediamo scendere velocissimi o spingere sudatissimi il loro pesante mezzo.
Oggi e' ancora uno spostamento bellissimo su scenari che questa volta, a tratti, ricordano la toscana per poi tornare in Africa con meravigliosi boschi di baobab.
Entriamo in Malawi a Songwe e passiamo una frontiera veloce e senza abusi .
Chiudiamo a Karonga dopo 651 Km.
Bene noi, bene le Moto.

13 Febbraio trentaduesimo giorno

Oggi piove forte, pioggia battente ma quasi calda che ci costringe a riesumare dal fondo dei bagagli le tute dismesse in Egitto dopo il trasferimento Tunisi/Luxor sotto freddo e acqua.
Siamo in pianura usciti dalla deviazione sul mare e verso Morogoro iniziamo a salire una strada bellissima con le tonalita' di verde che si fanno piu' scure via via che saliamo fino ad incontrare pinete (qui i pini hanno gli aghi morbidi come l'erba e sono altissimi) da dove saltano fuori decine di baboons dalle chiappe rosse.
Ci stiamo dirigendo a sud/ovest, dobbiamo spostarci dalla direttrice presa in Etiopia per portarci su quella che ci portera' sulla discesa di Cape Town una volta deciso se deviare per la Namibia oppure fare la via piu' breve attraverso il Sud Africa.
Fuori dall'area di Morogoro la strada entra nel Mikumi National Park e ad un certo punto a destra e a sinistra iniziano a spuntare giraffe altissime e sinuose, famiglie intere di elefanti con minuscoli elefantini e poi le zebre, centinaia di gazzelle (nel parco mancano i predatori) e un facocero (sempre pensieroso).
La Tanzania e' molto bella, si resta immersi nella natura anche non volendolo, e da molte opportunita' dal mare ai parchi dai laghi alle montagne Kilimangiaro compreso (pare si arrivi sulla vetta senza cordate).
Chiudiamo a Mikumi dopo 449 Km.
Bene noi, bene le Moto.

12 Febbraio trentunesimo giorno

Partiamo da Arusha alle 6 (come ormai di consuetudine) cercando di mettere su Km la mattina e di non forzare la giornata sulla sera dove stanchezza e buio potrebbero farci perdere punto gioco set e partita tutte insieme.
Le case sono in un momento di passaggio perche' alle capanne adesso si affiancano le casette di mattoni rossi con i tetti di lamiera, i ragazzini vendono sulla strada il nostro pranzo pomodori e cipolle rosse , peperoni verdi, mango beige..tutto colorato.
Le sporte in Tanzania non hanno manici..le donne portano qualsiasi cosa (legname, caschi di banane, piatti, secchi) rigorosamente sulla testa con equilibrismi e ricerca del baricentro da laurea in ingegneria.
Stiamo andando verso il Kilimangiaro, il vulcano alto quasi seimila metri con  i ghiacciai sulla sommita' minacciati dal riscaldamento condominiale globale.
La strada costeggia sulla destra questa catena montagnosa (a parte il vulcano sono punte di duemila mt) che arriva fino alle coste dell'oceano indiano davanti a Zanzibar.
Il clima e' cambiato dal caldo secco del Kenya ora siamo passati al caldo umido che prepara, per questa parte di Africa e quella appena sotto, il periodo delle piogge.
Abbiamo passato in Kenya la linea dell'equatore e, con i circa ottomila Km, anche quella ideale della meta' di questo viaggio ; nei prossimi due giorni dobbiamo decidere se attraversare il Malawi oppure entrare subito in Zambia e prenderemo questa decisione in funzione della pioggia perche' in Zambia le strade potrebbero peggiorare rapidamente.
Oggi, visto il caldo, deviamo una settantina di Km e andiamo a fare il bagno sull'oceano a Tanga ma non troviamo il refrigerio sperato..l'acqua e' calda e la notte costringe me e Cristian ad abbandonare la tenda per trovare un po' di corrente dormendo sui tavoli del ristorante adiacente.
Chiudiamo a Tanga dopo 483 Km.
Bene noi, bene le Moto.

11 Febbraio trentesimo giorno

Da Arusha raggiungiamo Karatu dopo piu' di un centinaio di Km che passiamo nella Toyota dormendo a sprazzi visto che sono le 5.30 .
Karatu e' la cittadina piu' vicina a Ngorongoro , da li la strada sale e si inerpica sulla caldera fino ad arrivarne in cima da dove compare la vista straordinaria del suo fondo con il lago e gia ben visibili le mandrie di animali nel loro pascolo naturale.
La presenza del lago in una realta' che gia presenta una ampia varieta' di ambienti e' fondamentale per la presenza cosi massiccia in quantita' e numero di specie perche' tutti, prima o dopo nella giornata, berranno la sua acqua.
La partenza da Arusha ci impone un arrivo a meta' mattina dunque con una temperatura gia elevata percio' con i predatori sonnolenti e tutti gli altri a cazzeggiare in giro per il parco.. lo gnu' chiacchiera con la gna', il bufalo fa i fanghi, la zebra ingrassa (cia' il problema del culone) , la iena spera che qualche anziana gazzella si rompa il femore nelle vicinanze.
L'ippopotamo riemerge giusto per respirare ma di rimanere fuori dal lago con questo caldo proprio non ne vuole sapere, il ghepardo resta piantato lontano in mezzo al prato e l'elefante insieme al rinnoceronte strappano e brucano svogliati.
Passa anche il facocero un po' spaesato che sembra chiedersi..chi cazz'e' tutta sta gente ?
Mancavano solo i due leocorni per il fatto che i leocorni non esistono (bambini basta con quella canzone che vi fa male !)
L'uomo.. appena uscito dalla catena alimentare degli animali ha messo loro nella sua e quando non li mangia li deride e umilia nei circhi o con safari dove decine di fuoristrada portano l'io guardone di ognuno di noi nell'intimita' degli altri che popolano la palla che gira nel buio.
Comunque il safari e' stato bello..a me e' piaciuto il Leone quando ci ha seppellito tutti con uno sbadiglio.


giovedì 10 febbraio 2011

10 Febbraio ventinovesimo giorno

Ci trasferiamo in Tanzania e scegliamo Arusha come base per la partenza verso il Ngorongoro, purtroppo l'idea di andare anche nel Serengheti ci viene bocciata da ogni organizzatore di Safari locale perche' troppo lontano.
Abbiamo due giorni massimo per vedere i parchi e per fare entrambi i piu' belli e conosciuti nessuno ci vuole portare per meno di tre.
Abbiamo trovato ad Arusha una ragazza ligure che ci ha trovato una bellissima sistemazione in un piccolo albergo con le camere affacciate su di una aia di lenzula stese ad asciugare, poi siamo andati a cercarci il Safari ed e' iniziata la sanguinosa contrattazione..in Africa chiunque incontriamo attenta ai nostri risparmi.
Il capocomitiva ha dato il meglio e con la tattica del buono e il cattivo abbiamo spuntato il massimo risultato possibile che ci svena comunque..
L'uscita da Nairobi e quasi tragica come l'entrata e la strada solo all'ingresso in Tanzania diventa degna di nota con uno scenario montano.
Domani alle 5.30 appuntamento per il Ngorongoro.
Chiudiamo ad Arusha dopo 278 Km.
Bene noi, bene le Moto.


mercoledì 9 febbraio 2011

9 Febbraio ventottesimo giorno

Passaggio all'Equatore
Oggi.
Dire di oggi e' semplice, siamo a Nairobi al Terminal un albergo che si trova sulla Lonely planet alla voce "dove dormire, prezzi medi ", transitando questa domanda piu' aggettivo/speranza  dalla carta alla realta' si puo' dire che l'albergo va bene anche perche' di fronte ha un centro commerciale (il cui logo e' un elefante..ah dimenticavo..Francesco ho visto gli elefanti ! ci hanno attraversato la pista ieri, erano due, grandi !!) che dentro ha un internet point dove da stamattina sto aggiornando il blog !.
E' stato un dispiacere non riuscire ad aggiornarlo giorno per giorno anche perche' viaggiando cosi ogni giornata e' una avventura e succedono tante cose che per quanto annotate sfuggono se continuamente sommate.
Purtroppo in Etiopia anche se si trovano molti punti la connessione e' praticamente inesistente.
Abbiamo messo la nostra pagina di You Position (gli errori di rilevamento sono stati corretti direttamente dal suo inventore, grazie !) in alto a destra sopra il nostro logo cosi da vedere la posizione direttamente dal blog.
Abbiamo guardato i contatti...minchia mi verrebbe da dire !!
Certo tre deficenti che si spianano le natiche per 15mila Km in Africa capisco che non sia da tutti i giorni incrociarli su internet  pero' quei contatti sono tanti !.
Bene, ue'..noi facciamo quello che possiamo....
Domani e' prevista partenza (sempre presto, con l'Italia qui siamo due ore in anticipo tra l'altro) verso la Tanzania dove prevediamo di fare visita ai parchi.

8 Febbraio ventisettesimo giorno

Sveglia presto come al solito anche perche' l'idea di oggi e' quella di arrivare a Nairobi visto che le informazioni prese sul posto danno la pista in miglioramento rispetto a ieri  e per una distanza di cento Km.
Stamattina colazione col giapponese.
Il giapponese non sente.
Il giapponese, dato per avvistato piu' volte durante il viaggio, viaggia da tempo immemore su una Suzuky 250 Djebel ed e' partito da casa facendo scalo in sud Corea e partendo su strada da Vladivostok.
Ancora Vladivostok.
Il giapponese errante
Ancora persone erranti.
Scrivere un libro sulle persone erranti... trovarle loro sfuggenti per il mondo, scovarle, farsi dire, costringerle un attimo per poi perderne le tracce, cosi trovate, cosi perse.
La pista e' come ieri, possiamo fare qualche Km buono ma la pista e' ancora come ieri.
Amiche vanno alla spesa
Laisami e' a 95 Km e l'inizio dell'asfalto e' al Km 116 in un villaggio dove il Kenya immaginario di Malindi e dei safari non c'entra niente e dove c'e' una tribu' meravigliosa di donne vestite di stoffe colorate ornate di lunghe file di collane, acconciate attentamente e di uomini tutti fieri con particolari bandane sulla testa e con al seguito pugnali in foderi lavorati e tracolle ed enormi orecchini a strappare i lobi.
Ritroviamo la strada ed iniziamo a salire, dopo Isiolo siamo in montagna e ad oriente vediamo stagliarsi il monte Kenya con le sue cime innevate.
In Kenya si guida a sinistra cosi, tanto per complicare un po'.
Decidiamo di arrivare a Nairobi ma quello che ci attende a 40 Km dalla citta' e' da tregenda, lavori in corso che fanno una polvere devastante, pezzi sterrati, camion che buttano dagli scappamenti un particolato che entra negli occhi come sabbia, discese e paurosi serpentoni di auto, di luci di auto perche' ormai e' sera, che finiscono con la confusione di Nairobi e delle sue vie strette.
Chiudiamo a Nairobi dopo 525 Km.
Bene noi, bene le Moto.

7 Febbraio ventiseiesimo giorno

Le due frontiere di stamattina sono veloci come non ce lo saremmo mai aspettati ma siccome gli uffici nella parte Etiope aprono alle 8 noi riusciamo a partire solo verso le 9.
Il sorrisetto mattutino di chi si sente figo a fare il transafricano scompare in fretta perche' in bocca ci arriva come un treno la famigerata Moyale-Marsabit temuta pista kenyana che da subito rispetta le attese.
(le due righe sopra sono da leggere alla Fantozzi).
Pista dura, tole ondule profonda e distanziata alternata a pietraie pastose ma e' quando le due caratteristiche si fondono che la faccenda si fa insidiosa, la affrontiamo in seconda e terza marcia da 30 a massimo 50 Km/h mai benzina per circa 240 Km (Marsabit) ed acqua al Km 78 (Sololo) e poi ad una sosta al Km 210 circa, comunque le cartine piu' dettagliate sono le International Travel Maps (bravo Franco).
Manca l'acqua, in verita' sembrerebbe mancare tutto ma sarebbe solo un ragionamento da occidentale che non tiene conto delle risorse di questa gente .
Comunque l'acqua ce la chiedono, siamo passati dal comprare gli ananas a dissetare le persone, e lo facciamo sempre per una regola non scritta ma rispettata in tutti i deserti  ed imparata tanti anni fa in Algeria dove fummo noi, ragazzi inesperti, ad avere bisogno.
Rosso scuro, infinite pietraie laviche puntinate qua e la da alberi  sotto i quali si ombreggiano gazzelle, le taniche che ai bordi servono a contrabbandare benzina qui si muovono sulle spalle delle donne e degli asini per trasportare acqua.
Per chi fara' questa pista...non sentitevi mai arrivati finche' non siete davanti al catino della doccia, puo' capitarvi di mettere giu' la Moto a trenta metri dall'albergo.
Chiudiamo a Marsabit dopo 243 Km.
Bene noi, bene le Moto.


6 Febbraio venticinquesimo giorno

Partiamo da Awasa verso le 6, vogliamo affrontare le piste in Kenya domani mattina presto dunque cercheremo di fare frontiera stasera e dormire nella Moyale Kenyota .
La strada e' ancora molto bella ed oggi la cornice e' fatta dai banani, durante le soste per fotografare compriamo quello che i ragazzi vendono sulla strada (ananas, mango) e quando ci fermiamo per il pranzo siamo circondati di persone di tutte le eta' che ci guardano e ridono credo per la nostra palese diversita' (tra l'altro a differenza dei miei soci che assomigliano a dei motociclisti io sembro un rider anni '70 incrociato con un pescatore).
Iniziamo a vedere delle gazzelle e, quando arriviamo a ridosso del confine, l'area si fa desertica ed iniziano a comparire delle formazioni a pinnacolo alte anche due metri prima su terra rossa poi su terra bianca (termiti ?).
Anche se ci vuole dell'impegno riusciamo a perderci, a ritrovarci, a bucare ed arriviamo a Moyale con la frontiera chiusa (orari d'ufficio) dunque ci buttiamo nell'adiacente albergo per fuori orari d'uffici e troviamo a fatica uno ngera da mangiare.
Chiudiamo a Moyale (Etiopia) dopo 498 Km.
Bene noi, bene le Moto.




5 Febbraio ventiquattresimo giorno

La mattina in mensa ormai e' un superclassico e mentre buttiamo li un minimo di organizzazione per la giornata (e la serata) il coupe di teatre arriva da Flavio che ci informa che ha trovato la banalita' del male che affligge la Moto di Cristian.
Il filtro dell'aria.
Puo' sembrare una cosa da pensare subito, una di quelle da dire "dai e' una delle prime cose da guardare.." ma il fatto e' proprio quello..i meccanici di Gondar si sono concentrati sul carburatore e la stessa cosa ha fatto Flavio ma Flavio ha avuto la mossa di cambiare un filtro pulito, un filtro che smontato e guardato sembrava perfetto, neanche da soffiare con l'aria compressa..ed invece era un tappo.
Buttate via i filtri di carta o voi motociclisti...preferite quelli lavabili di spugna.
Ripartiamo, Cristian capocomitiva e' felice (noi anche) e finalmente cerchiamo di raggiungere il Kenya.
Decidiamo di fare pochi Km visto che e' quasi  l'una  ed imbocchiamo la strada per Awasa lungo la Rift Valley (dividera' veramente l'Africa in due questa spaccatura tra qualche migliaio di anni ?).
Awasa si dipana intorno ad un lago e ci arriviamo seguendo una strada mossa in mezzo alle campagne e quando arriviamo e' tutto un ambiente naturale con scimmiette a gogo', baobab, enormi cicogne (fan spavento le cicogne viste da vicino..) che i ragazzini avvicinano tranquillamente per farle mangiare.
Troviamo sistemazione in un albergo/lodge, con quelle camere messe in fila nelle casette rettangolari, in riva al lago e ceniamo nel piccolo ristorante adiacente guardando New Castle-Arsenal 4-4 (che partita e' stata ??)
Chiudiamo ad Awasa dopo 261 Km.
Bene noi , bene le Moto.

4 Febbraio ventitreesimo giorno

Aspettando notizie da Flavio giriamo per la citta' contrattando taxi..si ferma un taxi, si dice dove si vuole andare e si chiede quanto costa..alla risposta spropositata si dice "Too Match"  e se il prezzo da stranieri non cala la finta e' quella di chiudere la porta ed allontanarsi..cosi facendo si riesce a capire a quale prezzo il tassista non ti porterebbe dunque accettare la sua ultima proposta.
I taxi di Addis sono bianco blu con prevalenza del blu e sono tutti o quasi delle Lada Sovietiche della meta' degli anni '80 con (sembra) svariate centinaia di migliaia di Km (uno si ferma in panne) e con dei tappetini lanosi a coprire tutti i cruscotti..ad uno viene ritirata la patente,non portiamo fortuna ai tassisti di Addis, ma compartecipiamo alla multa.
La cattedrale ortodossa e' il punto dove la spiritualita' e' palpabile qui ad Addis, le persone si inginocchiano davanti ai muri della chiesa chiusa e ne toccano e baciano i mattoni recitando sommesse preghiere.
Il museo di St. George ha dei cimeli ma e' la struttura a meritare, dall'alto delle scale senza ringhiera guardando in basso si vedono le due discese, una a destra e una a sinistra, quella di sinistra ha una sedia vuota in attesa.
Il pellegrinaggio da Flavio e' mesto, la Honda non ne vuole sapere e di prove da fare ormai non ce ne sono piu'..Flavio elenca a Cristian i pezzi da farsi spedire dall'Italia per ovviare a quello che sembra un grippaggio e la realta' e' ormai quella di aspettare i pezzi, aspettare la riparazione e di prolungare il viaggio almeno di una settimana.
Chiudiamo in mensa .

3 Febbraio ventiduesimo giorno

Il meccanico di Gondar non ha risolto il problema sulla Moto di Cristian che ha dovuto caricarla su di un Van e passare tutta la giornata di ieri in un viaggio concluso solo stamattina alle 9  quando ci incontriamo sotto gli uffici di Flavio che la prende in consegna e domani ci dara' una risposta facendo una diagnosi del problema.
Siamo ormai da due notti alla "Baro Pension" nel quartiere piazza e davanti alla pensione c'e' quello che viene ribattezzato "la mensa", un locale con le partite di premier inglese dove c'e' un buon servizio ed un ambiente gradevole.
La citta' delude.. nessun punto di riferimento, caos e baraccopoli..c'e' la netta impressione che che ci sia "troppa gente" cioe' che centinaia di migliaia di persone non abbiano altra scelta che ammassarsi in questa citta' .
Addis Abeba e' a 2500 Mt slm e la discesa verso la citta' la rende simile a Katmandu ma a differenza della capitale nepalese, che resta prevalentemente in piano, Addis ha ripide discese e salite fatte di stradoni anonimi e lunghe vie polverose dove le baracche sono nascoste da lunghissimi muri di lamiera (colorata...).
Questa citta' non ha alcun riferimento chiaramente visibile della vergognosa aggressione italiana e per trovare qualcuno che abbia qualche ricordo dobbiamo ascoltare le parolacce di un anziano tassista..solo conferme.
L'eccezione alla regola, pero', la troviamo in Bole Road uno stradone commerciale dove riusciamo almeno a scaricare qualche mail (in Etiopia Internet c'e' ma non si prende) e dove , nelle vicinanze, terminiamo la nostra giornata seguendo il consiglio di Massimo che su questo Blog ci invitava a cenare al ristorante dell'Hotel Gjon (Masimo ma sei mio, di Stefano di Cristian  o un cavallo scosso ?)

2 Febbraio ventunesimo giorno

Abbiamo tre indirizzi ad Addis di meccanici a cui affidarci per risolvere i problemi del Suzuky ed eventualmente portare la Honda se anche il secondo meccanico di Gondar non dovesse risolvere il problema.
Questi contatti arrivano dagli amigos, dal mondo retrattario che si e' stretto attorno al "presidente" per risolvergli i problemi.
Scegliamo Flavio Bonaiuti che ad Addis ha creato Africa Ridings Adventures e con Moto KTM effettua tour fuoristrada  in Etiopia.
Flavio, oltre ad aver creato la sua societa' e studiato i percorsi dei suoi tour, ripara le sue Moto e dopo aver sentito l'SE lo seguiamo in officina e sitemiamo il problema (vibrazione della boccola della vite di supporto motore).
Chiudiamo la giornata insieme e a cena veniamo portati al circolo italiani "Juventus" dove si mangia bene e dove finalmente si riesce a bere un bicchiere di vino.

martedì 8 febbraio 2011

1 Febbraio ventesimo giorno

Partiamo che ancora e' buio con un bel cielo stellato, sappiamo che arrivare ad Addis non sara' semplice e dunque facciamo qualche Km contravvenendo alla regola di non viaggiare con il buio.
Ci accorgiamo subito che quella che stiamo facendo e' una strada particolare,dopo lunghe salite ci ritroviamo su immense pianure assolate e coltivate, siamo sui meravigliosi altopiani etiopi.
La strada precipita in gole profonde ed asseconda la faglia gigantesca della Rift Valley entrandoci scavata sul lato occidentale, non c'e' traffico e possiamo riabituarci alle curve dopo seimila Km nei quali i pneumatici hanno lasciato intatte le scolpiture laterali.
La geografia cambia non appena terminano le salite di montagna per lasciarci sulle pianure e cosi anche i colori, dal rosso della terra ci ritroviamo a guardare il giallo dei campi tagliati dove i contadini fanno battere il grano dai buoi facendoli camminare in cerchio sulle spighe tagliate ed alzandolo con i forconi per separare le parti volatili dai chicchi ; ad una sosta per scattare qualche foto un contadino ci raggiunge per darci del pane e dobbiamo fermarlo prima che se ne vada per riuscire a sdebitarci.
Le capanne hanno incominciato a cambiare diventando rettangolari con tetti di lamiera ed hai rami e' stata aggiunta una malta di fango che ne rende i perimetri dei veri e propri muri.
La gente di questa parte di Etiopia lavora in prevalenza con il legno che vediamo in continuazione accatastato in tronchi o portato a spalla dalle donne mentre i ragazzi (e' un continuo salutarci) vendono sulla strada pomodori e cipolle.
Ormai c'e' il sole ogni giorno ed abbiamo imparato le temperature della giornata..fino alle 10 fa freddo per poi diventare caldo vero fino a sera.
Dopo quattordici ore, ed in attesa di buone notizie da Gondar, raggiungiamo il caos di Addis Abeba dopo 713 Km.
E' stata una giornata fantastica.

31 Gennaio diciannovesimo giorno

Cerchiamo di riparare la Moto di Cristian dando fiducia al meccanico del paese e mai scelta fu piu' ardita.
Il meccanico fa cose confuse, rompe pezzi , cambia olii, ma il restailing rende la Moto meno bella e piu' rotta.
Per rifare un pezzo rotto riusciamo a vedere all'opera un ragazzo tornitore che lavora su di un tornio inglese..toppo fisso toppo mobile..per chi ha fatto l'ITIS... dimostra di saper fare il suo lavoro.
La Matresse dell'albergo per coppie che abbiamo trovato recupera' pero' un altro meccanico questa volta sponsorizzato anche da Mathias, medico trentenne errante tedesco, che spergiura sulle qualita' mototerapeutiche del nuovo meccanico.
Cristian concorda e decide di partire a Moto riparata insieme a Mathias alla volta di Addis Abeba, io e Stefano andremo in capitale domani.

30 Gennaio diciottesimo giorno

La strada da Gedaref a Quallabat e' interamente asfaltata abbiamo pero' trovato i due distributori sprovvisti di benzina.
Arrivati al border ci facciamo la trafila di uffici sudanesi ed etiopi poi appena entrati in Etiopia ci accorgiamo di come questo confine sia antico, un confine segnato dalla geografia e non dal righello degli occidentali infatti iniziamo una strada sui colli che sale e scende per poi approdare sulle alture di Gondar.
Le capanne ora sono tutte lungo la strada, le donne portano in testa le sporte gli uomini invece hanno tutti un bastone mentre i bambini curano gli animali e ci salutano tutti quando passiamo.
Lo scenario e' cambiato radicalmente, ora c'e' vegetazione e montagna.
Il confine interrompe l'Islam ed ora sono le chiese cristiano ortodosse a prendere la scena avuta dalle moschee sudanesi fin qui
La Moto di Cristian non riesce ad avanzare e nelle ultime salite viene trainata dalla Moto di Stefano.
Chiudiamo a Gondar dopo 346 Km.
Bene noi.

29 Gennaio diciassettesimo giorno

La mattina passa invano alla ricerca di un meccanico Suzuky poi decidiamo di partire.
La strada e' trafficata e noiosa dunque ci pensa l'Honda di Cristian a movimentare questo trasferimento infatti inizia a perdere colpi costringendoci a fermarci a fare qualche tentativo (vano) di ripristinarne la brillantezza .
Iniziamo a vedere le capanne, belle, fatte di rami di legno e coperte da tetti in paglia che girano rotondi e precisi, qualche coltivazione poi la luce scende e lo scenario desertico ci regala una zampata di poesia al tramonto.
La strada e' buona, solo verso la fine si imbruttisce un po'. Benzina cene'.
Troviamo l'albergo piu' infame della storia umana recente. Ma anche passata.
Chiudiamo a Gedaref dopo 422 Km.
Bene noi, le Moto cosi cosi.

28 Gennaio sedicesimo giorno

Arrivati in citta' cerchiamo l'Acropol, il mitico albergo dove tutti gli stranieri viaggiatori vanno quando passano da Khartoum solo che noi ci rimaniamo il tempo di chiedere quanto costa poi viriamo sul "Falcon"  un ottimo albergo per sudanesi ma cosi vicino all'altro da ospitare anche gli stranieri trasumanti.
Oggi dobbiamo presentarci all'ambasciata italiana di Karthoum (l'h a caso ci sta tutta) per chiedere se ci fanno rilasciare da quella ad Addis Abeba una lettere in cui dicono che sanno che noi entriamo in Etiopia...l'Arianna aveva ragione "celavete la lettera dell'ambasciata da esibire alla frontiera, senno' non passate e' lo sai, lo sai  ??!!".
Comunque l'ambasciata e' chiusa ma passa di li Carlo e le due ore successive servono finalmente a far fare bella figura alle ambasciate italiane all'estero visto che il nostro nuovo amico si spende per noi ammirevolmentee e ne usciamo con le nostre brave lettere (le prossime le faccio come quelle del furto legalizzato della visita medico sportiva...).
Nel frattempo stringiamo amicizia anche con George il proprietario dell'Acropol che domani ci dara' l'indirizzo della Suzuky per far vedere l'SE che da Milano si porta dietro un rumore sospetto..pranziamo nel suo albergo e poi decidiamo di passare il pomeriggio con il pulmino e la visita guidata che l'Acropol fa tutti i venerdi (e' festa islamica). Durante il  giro incontriamo al campeggio tutta la gente di Wadi Aifa piu' padre e figlio sudafricani anche loro in Moto in direzione contraria (e ostinata...dovranno farsi l'Egitto in fiamme) e ormai ci salutiamo come vecchi amici.
Del giro mi rimane che il Sudan ha avuto il periodo cristiamo e quello islamico. E adesso hanno il Darfur.